Non ti scordare di me

Intervista a Martina Monti per il suo romanzo di esordio edito da New Book Edizioni.

Vado dritta al punto, ecco l’intervista, gustatela!

Ciao Martina, il nostro cammino si incrocia ancora! In questi anni non ho smesso di seguirti
e di apprezzare il tuo coraggio di mollare tutto e di seguire i tuoi sogni, le tue aspirazioni e le tue “ispirazioni”. Abbiamo già parlato di te e del tuo storico blog di successo “Viaggi senza biglietto” che
conta oltre 25mila follower (clicca qui per leggere l’articolo). La dimensione del viaggio, parlando di ispirazioni, è da sempre il tuo mantra, perché basta davvero poco per andare con corpo e mente ovunque vogliamo. Dei tuoi viaggi ci hai detto tanto in questi anni, ma ad un certo punto hai scelto davvero il viaggio della vita. Ti sei ritagliata il tuo spazio, hai creato il tuo marchio di gioielli (che personalmente adoro, ve lo ricordo è Peregrina Jewels) e hai scritto il tuo primo romanzo: “Non ti scordare di me”.

E’ di questo libro, edito da New Book Edizioni, che voglio parlare oggi. Mi dicevi che è una storia che avevi in serbo da un po’, giusto? Quando e come è nata l’idea di scrivere di Serena ed
Edoardo e di intrecciare le loro vite in un racconto?

Esatto , è proprio così! Questa storia la covavo dentro di me da un bel po’ di tempo, pensa che l’idea è nata quando avevo 18 anni, in una sera d’estate del 2007. Mi trovavo ad Anzio, la cittadina del litorale laziale in cui è ambientato il romanzo, ed ero insieme a quello che ignoravo sarebbe diventato mio marito parecchi anni dopo. Ho scoperto grazie a lui questo luogo che si trova nella Riviera di Ulisse, intriso di storia, miti e leggende. Quella sera eravamo seduti su una panchina con alle nostre spalle la statua dell’Imperatore Nerone, che indicava il mare di fronte a noi. E improvvisamente, mentre guardavamo il riflesso della luna sul mare, ho avuto un deja vu potentissimo, mi sono voltata verso Daniele e gli ho detto: “Questo momento noi lo abbiamo già vissuto, fidati.” E poi ho continuato: “Ti immagini se ci fossimo già conosciuti in un’altra vita?”.
Lui, come sempre, mi diede corda (e per fortuna, altrimenti forse non ci sarebbe nemmeno stato questo romanzo) e mi domandò a sua volta, quasi a volersi realmente accordare con me: “Ma come faremmo ora a riconoscerci?”. Ci pensai su e poi gli dissi: “Magari potremmo esserci portati dei ricordi della vecchia vita in questa, tipo il ricordo di un momento felice, o un luogo speciale o perché no… un oggetto! Forse sono questi i déjà vu…”
“Io sceglierei sicuramente un orologio…” disse lui.
Me lo aspettavo perché nella vita lui realizza orologi, mentre io, ovviamente, sono sempre in ritardo.
“Io come ricordo sceglierei la prima volta che ho visto un treno, con mia nonna. E come luogo? Dove ci potremmo ritrovare?”, gli chiesi.
Lui ha sollevato le sopracciglia, come ad indicarmi qualcosa di ovvio. In effetti, ci eravamo seduti sopra.
E quell’idea sui deja vu e sulla possibilità di ritrovarsi tramite alcune cose della vita precedente, mi ha continuato a frullare in testa, e la mattina dopo me la sono segnata su uno dei miei taccuini, dove è rimasta per 15 anni. Finché non ho sentito una vocina che mi diceva che l’idea era quella giusta. E così ho ripreso in mano il taccuino, ma ovviamente non ero più quella ragazza di 18 anni ed era giusto così. A 18 anni non
sarei mai stata in grado di scrivere questo romanzo così come lo avete letto, era un’età ancora troppo acerba e dovevo ancora vivere la maggior parte delle esperienze che hanno contribuito alla scrittura di questo romanzo e a farmi diventare la persona che sono. Però a quella giovane ragazza devo l’idea che mi ha portata fino a qui…

Ho letto il libro in tempi record, una settimana in tutto considerando gli impegni di lavoro, i
bambini e le mille cose da fare. Volevo capire fino a dove la tua mente si fosse spinta nell’elaborare il
racconto, ero troppo curiosa! Non posso spoilerare ai lettori perché il libro devono comprarlo, ma devo
assolutamente elaborare altri complimenti. Ho apprezzato tantissimo la scelta stilistica, il fatto di raccontare alternando la voce dei due personaggi: è stato un po’ come passare sempre attraverso i loro pensieri e confrontarli. In qualche modo sei riuscita a farmi capire come ci si “cala” nei panni dell’altro, come si guarda ad uno stesso oggetto/problema da punti di vista differenti aprendo le nostre menti verso una maggiore empatia e capacità di comprendere l’altro.

La tua storia è nata con questa precisa scelta narrativa oppure hai dovuto modificarla in seguito, quando si stava trasformando in un romanzo da pubblicare?

Ti ringrazio, hai centrato esattamente il mio intento! Devo dire che la storia non è nata con questa precisa scelta narrativa, ma si è sviluppata in seguito, proprio per permettere al lettore di vedere le stesse cose da
punti di vista differenti. L’idea era in linea con la decisione di non aderire alla classica dicotomia tra buono e cattivo, infatti ogni personaggio porta dentro di sé i suoi conflitti interiori e ci guida ad interrogarci su ciò che è giusto e ciò che è necessario fare per rinascere dopo un momento di grande rottura della nostra vita. In fondo chi decide qual è la linea di separazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Diffido
dai predicatori di verità assolute, da chi giudica in bianco e nero e, con questa tecnica narrativa delle due voci alternate, il lettore si trova a mettersi nei panni di entrambi i personaggi. In Edoardo e Serena troverete così luci e ombre che si accendono e si spengono, come avviene in ognuno di noi, e spero che questa storia vi potrà restituire la libertà di essere imperfetti e la speranza che nella vita si possa sempre ricominciare.

Ma secondo te, scrittori si nasce o si diventa? I tuoi studi (ce li ricordi?) ti hanno aiutata a
sviluppare il tuo talento?

Io dico sempre che è stata la scrittura a trovare me e non il contrario. Questo perché scrivo da quando ho 8 anni e capitava spesso che la maestra leggesse i miei temi ad alta voce in classe. Sono convinta che questo dono si sviluppi dentro di noi prima ancora che noi ce ne accorgiamo, o almeno per me è stato così. Gli studi in Lettere Moderne e Cultura Editoriale, però, mi hanno certamente aiutata a migliorare le mie tecniche narrative e a prendere più consapevolezza di questo talento, che non si smette mai di coltivare. Sicuramente, infatti, il modo in cui scrivo oggi è già diverso da come scrivevo anni fa. Ecco perché penso che la scrittura non sia solo un dono, ma una pratica costante che evolve insieme a noi.

Ecco la domanda che sicuramente ti hanno già fatto in molti: quanta Martina c’è in Serena,
Ginevra ed Edoardo?

Senza dubbio c’è molto di me in ogni personaggio, ma nessuno di loro è Martina al cento per cento, come è giusto che sia. Per costruire Serena, Ginevra ed Edoardo ho attinto sia dalle mie esperienze personali che da quelle delle persone che mi circondano: fate sempre attenzione a raccontare le vostre storie ad una scrittrice…potrebbero finire in un romanzo! E poi, ovviamente, c’è anche una buona dose di fantasia, che non deve mai mancare…

Posso chiederti quale è stata la persona che per prima ha letto o conosciuto il tuo racconto e
perché proprio lei?

Certo! Si tratta del mio più grande complice, mio marito. Come vi ho raccontato è stato anche merito suo se questa storia ha preso vita, perciò mi pareva il minimo! Lui mi ha accompagnata con chiacchierate fitte oltre la mezzanotte, dando vita ad Edoardo, Ginevra e Serena; a lui devo un immenso grazie soprattutto per
l’entusiasmo verso ogni mio traguardo e per il suo incrollabile ottimismo, che riempie di prosecco e allegria i miei bicchieri mezzi vuoti. Poi ci sono mio padre e mia madre che, da quando sono bambina, leggono i miei temi di scuola e mi spronano a seguire questa strada, nonostante la sua complessità, dicendomi: “prima o poi ce lo scriverai un romanzo eh!”. Non so descrivere l’emozione che ho visto nei loro occhi quando gli ho detto che sì, era arrivato il momento di avere davvero il mio libro tra le mani. Con loro, ovviamente, mia sorella Elisa, tra le mie prime lettrici da sempre e instancabile sostenitrice di ogni mio progetto. Spesso mi ha dato la forza di credere in me stessa e non ha mai dubitato, nemmeno per un secondo, che potessi riuscire a raggiungere quel sogno di cui le parlavo alla luce di un’abat jour.

Scriverai ancora? Hai già in programma di scrivere un secondo romanzo oppure è troppo
presto per chiederlo e vuoi goderti il momento?

Sono sincera, mi sto godendo il momento! L’incontro con i lettori durante le presentazioni e i loro feedback dopo aver letto il romanzo mi hanno riempito il cuore di gratitudine. Sono stati mesi davvero emozionanti e ci ho messo un po’ a metabolizzarli! In testa però sta iniziando a frullarmi già qualche nuova idea, vedremo…

Come è nato l’incontro con la tua casa editrice? Raccontaci qualche retroscena.

Diciamo che è stato sicuramente un incontro totalmente inaspettato. Un giorno di primavera del 2022 ho ricevuto la fatidica telefonata. Per i giorni successivi ho pensato che fosse avvenuto tutto nella mia testa, un altro dei miei viaggi senza biglietto, appunto, e invece… era tutto vero. Francesca, editor di New Book Edizioni , mi aveva trovata leggendo i miei racconti sulla mia pagina Instagram @viaggisenzabiglietto e ne era rimasta talmente colpita da contattarmi per chiedermi se avessi mai pensato di scrivere un libro. Ricordo che, mentre reggevo il cellulare, mi tremava la mano e nella mia testa rimbombava la parola “libro”, come un eco lontanissimo. Se ci avevo pensato? Era solamente il mio sogno da quando avevo 8 anni! Con la voce tremante le ho risposto che sì, ci avevo pensato giusto quelle mille volte e avevo iniziato a lavorare ad un romanzo da un po’ di tempo, ma non avevo mai avuto il coraggio di crederci per davvero. Così, dopo averle mandato la sinossi per capire se l’idea aveva del potenziale e se volevano investirci, mi sono ritrovata improvvisamente a firmare il mio primo contratto editoriale accanto alla voce “autore”. Mi sembrava incredibile stesse accadendo sul serio. Non dimenticherò mai il momento in cui l’ho detto alla mia famiglia e agli amici più stretti, in quella giornata di inizio marzo. Come un tesoro prezioso, ho deciso poi di tenere quella felicità tutta per me, nei mesi successivi. Forse in parte credevo ancora che, se lo avessi detto ad
alta voce, quel sogno non si sarebbe più avverato. Fino a che non è arrivato il momento di pubblicare il romanzo, uscito a Maggio di quest’anno, e tutto è diventato incredibilmente realtà!

In perfetta coerenza con quello che conosco e so di te direi che il tuo “Non ti scordare di me”
è assolutamente uno dei tuoi “gioielli” più riusciti. Cura delle parole, dello stile, dell’andamento
del racconto, costruzione impeccabile dei personaggi e storia non scontata. Mentre ti lascio i miei complimenti permettimi di farti in chiusura gli auguri per il viaggio più entusiasmante
e complesso che farai nella vita. So che sei incinta e, se per promuovere il tuo romanzo non
si addice uno spoiler, per la maternità devo per forza bruciare le aspettative e dirti che da quando avrai il
tuo bambino tra le braccia non avrai più nessun motivo per abbatterti davanti alle difficoltà. Riuscirai a
guardare avanti e andare oltre il superfluo e affronterai la vita con la sensibilità unica dell’essere madre. Avrai più storie da raccontare perché avrai più esperienze da vivere come donna responsabile di un altro
essere umano. A te, a tuo marito lascio l’augurio di tenervi sempre per mano, perché il mondo, addosso ad una Famiglia, non crolla mai.

In chiusura, all’autrice di “Non ti scordare di me”, devo chiederlo: maschio o femmina?

Ti ringrazio di cuore per le bellissime parole, mi hai fatta commuovere da mamma a futura mamma! Ebbene sì, abbiamo appena scoperto che sarà femmina… e non potremmo essere più felici!

Fiocco rosa dunque e infinita gioia in arrivo! Grazie Martina per il tempo che mi hai concesso e per la sensibilità che usi in tutto ciò che fai.

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