Un mese da bismamma

Oggi Vittoria compie un mese. Vi racconto com’è essere bismamma.

Rieccomi! Ad un mese dalla nascita di Vittoria vi racconto come procede. Essere mamma una volta è meraviglioso, esserlo due volte è…ta daaan!

Vi lascio sospesi con rullo di tamburi, ovvio. Non posso spiegarvi una cosa così con un aggettivo. Devo raccontarlo, devo farvi capire senza proclamare le solite banalità. Mica facile.

Lo immaginate, da bismamma faccio fatica a far quadrare le esigenze di tutti.

Escludiamo dal conteggio quel santo di mio marito. Passiamo oltre.

C’è Riccardo, il duenne che vuole sempre le polpette e i bastoncini di pollo, che è affezionato al pannolino (mai dire vasino!), che sporca una tuta al giorno e non sta zitto un secondo, che corre per casa prendendo decine di scivoloni, che si toglie continuamente i calzini e di notte si sveglia per farsi cullare e riaccompagnare al sonno perché probabilmente sogna incidenti cruenti fra le sue automobiline. Riccardo che adora YouTube e non ascolta mai suggerimenti e rimproveri al primo colpo, che infila giocattoli ovunque e poi ci chiede dove sono, che programma lavatrici vuote e prova a rimuovere il “blocco bambino” dall’asciugatrice con l’abilità di uno scassinatore, che vuole il latte “fresco fresco” ogni mattina e ogni sera con almeno tre biscotti che deve contare e verificare personalmente.

C’è Vittoria, la bambina by China come il fratello (leggi qui), la svuotatette più veloce del West che vuole stare sempre in braccio e sporca dieci pannolini al giorno perché ad ogni cambio si esercita nella pipì a cielo aperto e nella popò a spruzzo libero nell’istante in cui si appoggia il pannolino pulito sul fasciatoio. Una bimba con carattere forte, che vuole tutto (tetta) e subito, che degusta il latte come un maitre il suo calice di vino manifestando il proprio parere con tipiche espressioni goduriose. Vittoria che dirige già l’orchestra della nostra famiglia e che solo per un po’ ha finto di mangiare e dormire senza troppo ingombro, ma che dal principio ha leggermente invertito il tempo diurno con il notturno togliendo il sonno a mamma e papà.

E oltre ai figli ci sono tante tante altre cose…una bismamma deve essere bisforte, bispaziente, bispronta, bistutto e di più.

Ma diciamoci la verità, ne vale la pena?

Provo a rispondere come segue a tutti quelli che me lo chiedono.

Non vale la pena se la tua autorealizzazione si fonda soltanto sul tuo successo personale.
Non vale la pena se nelle difficoltà non trovi nuovi stimoli per migliorarti e darti obiettivi.
Non vale la pena se per te dormire è una priorità assoluta e l’amore una cosa necessaria soltanto al tuo piacere.

Vale la pena se il tuo successo e quello della squadra (anche la famiglia) coincidono.
Vale la pena se “dare (alla) luce” qualcuno mette in luce te stesso perché riempie la tua vita di significato.
Vale la pena se, anche quando dormi, resti vigile per non perderti nulla.
Vale la pena se sei un po’ folle e non ti fai incastrare da mille ragionamenti e possibili cose che “potrebbero” andare storte. Si, perché tutto ciò che potrebbe andare storto potrebbe in realtà rivelarsi più dritto e meraviglioso che mai.

La famiglia è la mia prima squadra, quella con cui gioco in serie A esercitandomi a non restare in panchina nella vita. Quella in cui Vittoria è arrivata per rompere ogni schema e aiutarmi a ricostruirne di nuovi, perché restare sempre uguali a se stessi ci espone alla sconfitta. Quella in cui comprendi che il cuore può espandersi sempre per ospitare l’amore per qualcun altro senza ridurre o scalfire l’amore che hai già riservato ad altri in precedenza.

Essere bismamma è una figata, perché se ne esci viva entri di diritto nella schiera degli invincibili.

E questo è.

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